sabato 2 marzo 2013

Prometeo al mercato, ovvero la medicina ai tempi della crisi


Prometeo al mercato, ovvero la medicina ai tempi della crisi

Secondo la narrazione di Esiodo ed Eschilo, il titano Prometeo fu colui che il fuoco agli uomini e, per questo fu condannato da Zeus ad un supplizio eterno. Il dono di Prometeo simboleggia la conquista della tecnica da parte dell’uomo e, per estensione il progresso tecnologico.
La dottrina del progresso, che postula un’illimitata evoluzione tecnologica come parte integrante di un cammino progressivo verso il “meglio”, non include nella propria visione la prospettiva di doversi confrontare con qualsivoglia limite, incluse le condizioni economiche sfavorevoli in cui oggi si trova la maggior parte delle Nazioni. La strada verso il “meglio” è considerata parallela a quella verso il “più”: il progresso e la crescita economica sono considerati come gemelli siamesi che procedono inseparabili verso un luminoso futuro.
Quest’idea di progresso ha plasmato anche la moderna concezione di ars medica, che non conosce limiti all’evoluzione tecnologica delle pratiche diagnostiche e terapeutiche.
Nel corso dell’ultimo secolo la medicina moderna è stata protagonista di clamorosi successi: ha debellato molte malattie che erano tra le maggiori cause di morte del passato, è stata responsabile del drammatico aumento dell’aspettativa di vita e della diminuzione della mortalità infantile che si sono verificate nelle nazioni industrializzate (e, in misura minore, nel resto del mondo). Tuttavia, oggi, i moderni sistemi sanitari stanno affrontando crescenti difficoltà, non solo nel migliorare la propria efficacia nelle cure della salute, ma anche, semplicemente nel mantenersi ai livelli del recente passato. Questo è dovuto a molteplici fattori, uno di questi è riconducibile a quella che l’economista inglese David Ricardo definì la legge dei ritorni marginali decrescenti[1], un’altro è senz’altro da individuarsi nell’incompatibilità tra l’idea di progresso infinito e la finitezza delle risorse di cui le società possono disporre
  

I ritorni marginali decrescenti

  In economia,  i ritorni marginali di un fattore di produzione in genere diminuiscono con l’aumento di input del fattore medesimo. Per dirla in parole più semplici si può usare una definizione che suona un po’ come uno slogan: col 20% degli investimenti può essere ottenuto l’80% di successo; ma è necessario l’80% degli investimenti  per arrivare al 100%.
Si può affermare che la più parte dei successi della medicina, nell’ultimo secolo, sia stata ottenuta con mezzi relativamente semplici e poco onerosi, come il miglioramento dell’alimentazione e delle condizioni igieniche, l’introduzione degli antibiotici e dei vaccini e, in misura minore, con la chirurgia asettica e l’avvento delle moderne tecniche rianimatorie. Da lì in poi i miglioramenti ottenuti, seppure indiscutibili, sono stati marginali.
Il grafico seguente può illustrare con immediatezza visiva il calo della “produttività” del sistema sanitario degli Stati uniti nel corso di cinquant’anni(sempre definita come aumento dell’aspettativa di vita e diminuzione della mortalità infantile per unità di spesa)

Produttività del sistema sanitario U.S.A. 1930-1982.(Indice di Produttività  = Aspettativa di vita/ spese per la sanità). J. Tainter, The collapse of   complex society ,1988

Se questo grafico fosse stato costruito includendo anche gli ultimi trent’anni, la curva discendente sarebbe assai più ripida, perché l’introduzione continua di nuove e sempre più costose tecnologie, sta comportando un aumento incontrollato delle spese che i sistemi sanitari devono sostenere, spesso con benefici marginali o ì, addirittura dubbi.

Il progresso illimitato e la limitatezza delle risorse
La concezione moderna di progresso illimitato ha portato inoltre, ad una idea di medicina che non pone limiti alle possibilità di miglioramento della “salute”: qualunque sia il risultato che si ottiene, esso non sarà mai sufficiente a soddisfare le aspettative. Quest’attitudine conduce inevitabilmente allo scontro tra questo tipo di “esigenze”, che è illimitata, con i limiti delle risorse a disposizione per soddisfarla.
 Di fatto, la sostenibilità dei sistemi sanitari in tutto il mondo è messa a dura prova di fronte agli oneri economici ed organizzativi che queste “esigenze” comportano. L’introduzione di tecnologie sempre nuove e sempre più costose comporta  sempre crescenti, così la richiesta da parte della popolazione, di un aumento della quantità delle cure e di un continuo miglioramento della loro qualità, inoltre la continua pressione della ricerca e dell’industria verso l’adozione di pratiche terapeutiche sempre più innovative ma, al contempo, sempre più costose.

In passato, la sostenibilità finanziaria del sistema era consentita dalla crescita economica continua, ma cosa succede se quest’ultima non si verifica? Il modello che presuppone un progresso illimitato finanziato da una crescita economica infinita è estremamente pericoloso, perché presuppone un andamento lineare e prevedibile di un sistema complesso quale sono le moderne società e le moderne economie, business as usual che non è affatto certo o scontato.
Nel grafico seguente è riportato l’andamento dell’aspettativa di vita in Russia negli anni immediatamente precedenti e successivi al crollo del comunismo:
 Fonte: Vladimir M. Shkolnikov, France Mesle: The Russian Epidemiological Crisis as Mirrored by Mortality Trends In: DaVanzo, Julie and Gwen Farnsworth. Russia's Demographic ''Crisis''. Santa Monica, CA: RAND Corporation, 1996.

Come si può vedere, dal 1988 al 1993, l’aspettativa di vita per gli uomini è calata di ben otto anni, e di circa quattro per le donne (con un picco di calo tra il 1990 e il 1992). Questo fenomeno è indicativo del fatto che una crisi grave in un sistema sociale colpisce gravemente i sistemi sanitari, nonché le altre condizioni (alimentazione , igiene, stile di vita) che sono fondamentali per la cura della salute. Non solo, ma ci mostra anche che, quanto più l’organizzazione di un sistema sanitario è complessa e costosa, tanto meno è resiliente nei confronti delle eventuali crisi. In questi ultimi tempi stiamo assistendo allo stesso fenomeno (anche se meno grave in termini quantitativi) di ciò che si verificò in Russia, anche lì, il sistema sanitario sta collassando a causa di una grave crisi economica verificarsi di crisi.

Sostenibilità ed etica

Il discorso sulla sostenibilità delle cure, non è volto ad auspicare un ritorno al passato o stimolato dai richiami al contenimento dei costi da parte di autorità politico economiche (“ce lo chiede l’Europa”), che fanno riferimento soltanto ad un determinismo di natura contabile, che è segno di un’abdicazione da parte della sfera politica a favore di quella economica. Il discorso è invece assai più complesso e si riferisce all’incompatibilità logica tra aspirazioni infinite e risorse finite, tra l’astrazione delle speranze e la concretezza della realtà fattuale.
In realtà, ad oggi, il Servizio Sanitario Italiano è uno dei meno costosi tra i paesi occidentali (WHO: Global Health Expenditure Atlas  2011, OECD Health Data 2012) e uno dei più efficienti ed efficaci a livello mondiale (WHO: World Health Statistics 2012). Questi proclami allarmistici lanciati ad arte ci sembrano pertanto capziosi e strumentali, ma assolutamente inappropriati ad affrontare la questione nel merito.
Il tema è assai più complesso rispetto ciò che vorrebbe la banalizzazione contabile, e si riferisce all’incompatibilità logica tra aspirazioni infinite e risorse finite, tra l’astrazione delle speranze e la concretezza della realtà fattuale.
Attualmente, nel mondo non vi è alcun sistema sanitario che sia sostenibile a lungo termine e, se un sistema non è sostenibile, non potrà mai essere equo ed efficiente. 
E’ senza dubbio necessario riconsiderare l’idea di progresso infinito e di innovazione tecnologica nel campo delle cure della salute. Questo comporta la ridefinizione dei concetti di salute e malattia, nonché quella di cure e terapia.
Questo è un compito non solo epistemologico, scientifico e organizzativo, ma, in primo luogo etico. Se non lo fanno coloro che sono preposti alle cure, lo faranno altri, con criteri astrattamente contabili o di altro genere che non saranno certo quelli corretti ed  appropriati per affrontare un tema così complesso.





[1] David Ricardo. On the Principles of Political Economy and Taxation (1817)

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