lunedì 21 aprile 2014

Recensione a L'allucinazione della modernità, Europa Quotidiano

Fonte:  Europa Quotidiano
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L’allucinazione della modernità

Un saggio di Pier Paolo Dal Monte ripercorre la critica al nostro modello di sviluppoDi Antonello Coliberti, 20 aprile 2014
L’allucinazione della modernità
«Per trascendere il mondo bisogna che il mondo ci sia, per attingere il soprannaturale è necessario che ci si rappresenti il naturale. Perciò le due mediazioni preliminari a ogni conoscenza mistica saranno prima la critica del bisogno falso, del consumo coatto, della repressione della natura, poi la configurazione della propria vita nell’ordine anteriore alla modernità».
Quando, oltre mezzo secolo fa, Elémire Zolla scrisse queste parole pochi ne colsero le profonde valenze e risonanze, essendo l’epoca ancora piena di attardati fedeli del Progresso, celebratori dell’Inarrestabile Marcia dei Tempi. Quell’occasione mancata torna oggi a riproporsi con il voluminoso studio, erede della critica radicale zolliana, pubblicato da Editori Riuniti con il titoloL’allucinazione della modernità.
L’autore è Pier Paolo Dal Monte, figura di medico-filosofo d’altri tempi, che, dopo una vita spesa nella realizzazione di brevetti in campo chirurgico e nella divulgazione delle tecniche correlate, ha deciso, secondo le indicazioni di James Hillman, di passare alla diagnosi e cura del corpo sofferente del mondo.
Per Dal Monte, infatti, da ormai più di quattro secoli siamo in presenza di una vera e propria malattìa, che presenta tutti e caratteri di un’allucinazione collettiva «che ci fa considerare reale e coerente l’universo astratto in cui viviamo, e le arbitrarie norme che lo regolano. Il risultato fattuale di questa visione è il Leviatano tecnico-economico che conosciamo oggi, la cui potenza sta divorando la Terra».
A chi desideri strapparsi a questa ruota di dannati in cui siamo tutti immersi, consapevolmente o meno (ma per lo più inconsapevolmente), l’autore potrà dare utili suggerimenti, non solo ripercorrendo, con l’ausilio di autori quali Günther Anders, Hannah Arendt, Jacques Ellul Lewis Mumford e soprattutto l’Adorno e l’Horkheimer di Dialettica dell’illuminismo, i veri e propri “complessi psicologici”, primi fra tutti quello dell’Economia e quello della Scienza e della Tecnica, che informano di sé ogni aspetto della vita dell’uomo, ma ricordando che, se la modernità è il prodotto di un’allucinazione collettiva, da essa ci si può salvare solo con un correlativo atto di immaginazione cosmopoietica, come recita l’ultimo capitolo, vera imaginatio, in cui il ritorno ai principi primi non implica alcuna ricreazione di condizioni di vita esteriori di epoche passate, ma piuttosto consente il ritrovamento di quel mundus imaginalis, intermedio fra la materia e lo spirito, dal quale origina la conoscenza omniumana che nella storia dell’uomo si è manifestata in varie forme e sotto diversi nomi: metafisica, tradizioni sapienziali, religioni, filosofia.
E qui il “naturale” si apre al “soprannaturale” (lo zolliano “stato mistico come norma dell’uomo”): «Perché la storia può continuare solo se l’uomo si muove verso l’alto. Altrimenti sarà la “fine della storia”: l’umanità di estinguerà, non a seguito di cataclismi, ma perché la sua esistenza non avrà alcun senso».

mercoledì 9 aprile 2014

Acheronta movebo

All’inizio dell’opera di Siegmund Freud “L’interpretazione dei sogni”, si trova, in epigrafe, la strofa di Virgilio che recita: “Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo” ( “Se non riuscirò a muovere gli dei del cielo, smuoverò gl’inferi”, Eneide VII,312). Il padre della psicanalisi voleva così indicare l’attività onirica come espressione delle profondità inconsce della psiche, da lui accostate agli inferi. 

Questa frase ci sembra oggi assai attinente per tutto ciò che riguarda ciò che viene propagandato come il “Sogno europeo” che, come è ormai evidente, non fu concepito per muoversi verso le regioni celesti, ma per sprofondare negl’inferi.
Secondo le Scritture Indu, Maya rappresenta l’illusorietà del divenire fenomenico che si frappone come un velo davanti al nostro sguardo, impedendo la vista del “reale” . Se dal punto di vista ontologico viviamo in un’illusione, la stessa cosa si può dire secondo un punto di vista assai più terreno, quello della narrazione dei fatti e degli eventi e della vita di tutti i giorni, quello che si suole, con un eufemismo abbastanza grottesco, chiamare “informazione”.  Anche qui la rappresentazione dei fenomeni copre con uno spesso velo la realtà, solo che in questo caso il velo è costituito dalle menzogne con le quali, ciò che chiameremo pietosamente lo “spirito del tempo”, cela la realtà.

In quest’ottica possiamo osservare il castello di fandonie che è stato costruito, negli ultimi decenni, dalle varie marionette di regime (giornalisti, economisti, politici), riguardo al famoso “Sogno europeo”. Tutto questo per convincere gi ignari cittadini  -e forse anche se stessi- che tutto quello che veniva attuato sulla loro pelle e loro malgrado, e che è costato loro “lacrime e sangue” (economicamente parlando), veniva fatto per “il loro bene” (visto che vi è sempre qualcuno così lungimirante e generoso che conosce quale sia il bene altrui e lo persegue, nonostante tutto).

Così è stata fatta un’accurata e quasi perfetta opera di disinformazione atta a convincere tutti che questo Sogno, sognato solo da alcuni, dovesse  essere il Sogno di tutti. Certo, ma come non pensare che i sogni di tutti non debbano essere popolati d’altro che una moneta unica,  un grattacielo situato a Francoforte con davanti una € circondata da tante stelline? Come non ritenere ovvio che la direzione maestra sia quella di sottoporsi ad inutili sacrifici, sottoporsi a parametri macroeconomici arbitrari, che vengono dettati da istituzioni sovranazionali (la famosa troika) capitanate da repellenti marionette?
Quanto a noi, non riusciamo proprio a sognare questo Sogno, nemmeno nei momenti nei quali  la nostra coscienza si assopisce per scivolare nell’oblio del  riposo (ammettiamo la nostra condizione di peccatori, perché l’agnosticismo onirico è il più moderno dei peccati). No, non ci è mai accaduto. di sognare unioni valutarie o politiche che comportassero sacrifici inenarrabili e gratuiti.

In questi ultimi anni  molti cittadini europei (anche se la dizione è impropria, perché l’Europa è un concetto, non uno stato) hanno potuto scoprire sulla propria pelle che il famoso Sogno è diventato un incubo: Acheronta movebo

Per interpretare questo Sogno, non abbiamo scomodato Freud, ma abbiamo trovato una chiave di lettura assai migliore nel libro di Alberto Bagnai, dal suggestivo titolo “Il tramonto dell’euro”, che ci pare compiere un’opera di disvelamento particolarmente efficace.
L’autore ci racconta che le tante parole e frasi che, negli ultimi anni, hanno riempito ogni angolo dell’etere e della carta stampata, come “rigore”, “austerità” e, in nome di un destino immanente, incarnato dalle parole “ce lo chiede l’Europa”, non siano state altro che una propaganda pervasiva ed efficace per nascondere il vero volto dei fatti,  nascosto dalla “bava essiccata di generazioni di mentitori di professione” (Renè Daumal). Difatti, la spiegazione è da cercarsi altrove, in primis nella teoria delle Aree Valutarie Ottimali (il cui acronimo suona OCA, dall’inglese Optimum Currency Area) che, per essere tali devono essere caratterizzate da una certa omogeneità tra le economie dei paesi che ne fanno arte, in particolare il tasso di inflazione, la politica fiscale, e le politiche del lavoro. Inoltre, le aree economicamente più deboli devono poter essere sostenute  dalla fiscalità generale (tramite trasferimenti diretti e/o sgravi fiscali, come avviene tra i vari Stati degli USA).

Questo, tuttavia, non è stato il caso dei paesi aderenti all’unione monetaria europea, come denuncia l’autore:
“ La teoria suggeriva che l’Europa non poteva essere un’OCA e che il sogno sarebbe diventato un incubo. La decisione quindi non poteva essere tecnica, doveva essere politica, di quella politica pelosa che dichiara di volare alto, al di sopra della piatta razionalità tecnicistica, e quindi induce al sogno, cioè al sonno, i molti, perché questo è il modo migliore per fare l’interesse dei pochi, di quelli che possono pagare”)
 E ancora:
 Quello che inquieta è il disegno politico di quest’operazione: l’idea che in una democrazia i governanti possano procedere in modo autonomo, prendendo delle decisioni che costringono i cittadini a “fare la cosa giusta” imponendo loro dei costi [..]... Dietro al grande “sogno” europeo si intravede, in realtà un disegno di compressione delle libertà civili ed economiche delle classi subalterne in nome del famoso vincolo “esterno

A questo punto tutto il Sogno, appare nella sua cruda realtà: un esperimento sociale su scala continentale,  compiuto dapprima sulla Grecia (punirne uno per educarne cento) poi, visto il successo ottenuto nell’opera di distruzione di quel piccolo e sfortunato paese, su numerosi altri (i cosiddetti PIIGS). I moderni e anaffettivi burocrati che coordinano questo esperimento, non sono altro che moderne espressioni di quella “banalità del male” già incarnata in passato da personaggi altrettanto grigi come Adolf Eichmann. Ma forse il concetto di Untermenschen non è solo un ricordo del passato.



Per un approfondimento di questi temi, ci permettiamo di suggerire il convegno Un'Europa senza euro: costi e benefici per famiglie e imprese nelle proposte di economisti e politici europei, che si terrà a Roma il prossimo 12 aprile